Più che di sintomi è più corretto parlare di manifestazioni comportamentali.
Nel caso della pedofilia, che oramai rientra nelle parafilie, rientrando appieno nei distrutti mentali, a dispetto di quanto sostenuto da molti, non esistono “indicatori comportamentali” che rilevino con certezza che il bambino è stato vittima di un abuso sessuale.
Se si escludono i casi – in cui persistono tracce organiche o segni fisici (come graffi, morsi, lividi o lesioni) dell’abuso, infatti, nella maggior parte dei
casi ci si trova di fronte a segnali comportamentali più generali, aspecifici, che indicano che il bambino sta vivendo una situazione di disagio.
La grande variabilità individuale e le differenti modalità con cui le singole persone possono reagire a un evento traumatico, come l’abuso sessuale, fanno sì che non sia pos-
sibile determinare l’esistenza di una “sindrome del bambino abusato”: ciò significa che
non è possibile definire una precisa sintomatologia manifestata da tutti i bambini vittime di abuso sessuale. Piuttosto è possibile che, in seguito a un abuso, nel bambino
e nell’adolescente si produca una generale fragilità e che aumenti il rischio che si sviluppino disturbi psicopatologici (soprattutto disturbi d’ansia o depressivi) o difficoltà
nel funzionamento psicosociale e nelle capacità di adattamento. È però indiscutibile che tali difficoltà si possono produrre in seguito a una grande varietà di eventi stressanti.
Infine, va ricordato che, al momento, non è stato dimostrato che bambini vittime di abusi sessuali tendano a rappresentare atti sessuali, persone nude e genitali nei propri
disegni più frequentemente degli altri.
Occorre dunque considerare con estrema cautela i disegni dei bambini, a maggior ragione laddove costituiscano il solo campanello di allarme.
Un bambino vittima di abusi può presentare alcuni di questi comportamenti, ma può
anche non manifestarne nessuno: come già detto, infatti, questi comportamenti
possono essere segnali di altre tipologie di difficoltà o di un disagio che il bambino sta vivendo.
Tali segnali si possono manifestare in molteplici situazioni che causano disagio nel bambino (ad es. separazioni e divorzi dei genitori; violenza in famiglia; altri eventi
traumatici) e non sono riconducibili esclusivamente a situazioni di abuso sessuale.
È importante, dunque, non leggerli in modo esclusivo, ma contestualizzarli in un’osservazione integrata del bambino, tenendo conto della fase evolutiva che sta attraversando e della grande variabilità individuale.
La loro frequenza e la loro persistenza possono essere indicatori del disagio che il
bambino sta vivendo: coglierli attentamente e tempestivamente è vostro compito,segnalando la situazione di disagio rilevata e l’eventuale ipotesi di abuso a professionisti esperti che nel più breve tempo possibile possano avviare le indagini ed eventualmente
occuparsi dell’ascolto del bambino.