Dalla mia esperienza clinica negli ultimi anni emerge un aumento delle malattie psicologiche come ansia, depressione e attacchi di panico. Situazione che risulta piuttosto preoccupante in quanto coinvolge profondamente e in particolar modo le giovani generazioni.
La mia opinione è che in parte la colpa sia sicuramente da attribuire al pessimismo genererato da questa fase contingente di crisi economica. La disoccupazione ed il lavoro precario rientrano tra le principali cause. Da prendere in considerazione è anche la spirale negativa della pressione fiscale che genera malessere sociale, che spesso sfocia in manifestazioni di autolesionismo e violenza.
In Italia, ci troviamo da anni/decenni in una situazione in cui lo Stato che ci prende continuamente a mazzate in testa, ricompensandoci con servizi risicati e spesso inutilizzabili e con agevolazioni inesistenti su qualunque fronte. I giovani, le donne, le famiglie, tutti quanti avremmo bisogno di uno Stato che ci metta nelle condizioni di Trovare più facilmente un percorso lavorativo adeguato ad un’età decente (senza essere precari sfruttati fino a 30-40 anni) e di conseguenza avere la possibilità di metter su famiglia ad una età decente. Viviamo di più, ma viviamo peggio.
Il consumo di antidepressivi è più che raddoppiato dal 2001 al 2015. Negli ultimi anni la depressione è diventata quasi una vera e propria emergenza sociale. C’è un disagio diffuso che non risparmia i giovani, si esprime in forme variegate, sfocia in ansie, attacchi di panico e viene affrontato con l’uso di alcol ed euforizzanti. Gli studi più recenti sono arrivati alla conclusione che la società postmoderna è portata a creare depressione.