Il termine borderline ha una storia complessa e per molti anni vi è stata una disparità di opinioni, a rischio di dare al termine stesso connotazioni clinicamente contrastanti e far ricadere nella categoria borderline molti soggetti per i quali non era possibile identificare una diagnosi precisa.
Da quando il dsm-III nel 1980 ha identificato alcuni chiari criteri diagnostici vi è stata una crescita enorme della ricerca empirica che ha consentito di chiarire e consolidare un costrutto diagnostico oggi ampiamente condiviso.
Borderline quindi oggi ha un significato preciso e condiviso.
Si tratta di un disturbo di personalità che si manifesta nella tarda adolescenza o nella prima età adulta e che è caratterizzato da:
- disregolazione emozionale ed affettiva,
- comportamenti impulsivi per lo più di tipo autolesivo,
- disturbo dell’identità e delle relazioni interpersonali che tendono ad essere intense, instabili e discontinue, spesso con una forte angoscia abbandonica
Questa configurazione ha un effetto profondamente negativo sulla capacità di progettazione della propria vita negli ambiti fondamentali quali affetti, studio e lavoro.
Peraltro il disturbo si manifesta in maniera differenziata in maschi e femmine, nelle quali sembra essere maggiormente presente (ma è probabile che le femmine chiedano aiuto più spesso): nelle femmine prevale la componente autolesiva, mentre nei maschi la componente eteroaggressiva, con un profilo che tende verso l’antisocialità.