Gli scatti di impazienza tipici degli adolescenti diminuiscono via via che maturano e si consolidano alcuni specifici circuiti cerebrali: quelli che collegano lo striato con la corteccia prefrontale dorsolaterale e ventrolaterale.
Alla luce delle funzioni delle aree cerebrali implicate, questo indica che l’impazienza degli adolescenti è legata a una scarsa sensibilità per il quadro temporale in cui si inseriscono gli eventi, e non alla ricerca di una gratificazione immediata. La scoperta è di un gruppo di ricercatori del Max Planck Institut per lo sviluppo umano a Berlino e della Cornell University che firmano un articolo pubblicato sui “Proceedings of tne Natonal Academy of Science”.
Rispetto ai bambini e agli adulti, gli adolescenti e i giovani adulti mostrano spesso maggiore impulsività, che si traduce in comportamenti che portano più di frequente a situazioni rischiose e quindi a un tasso più elevato di incidenti e di mortalità.
Wouter van den Bos e colleghi si sono concentrati su una componente centrale dell’impulsività, l’impazienza, sottoponendo un gruppo di adolescenti a una batteria di test psicologici (Zimbardo Time Perspective Index) per valutarne il livello di edonismo (sensibilità alla ricompensa) e la capacità inserire il loro comportamento in una prospettiva temporale. Come gruppi di controllo sono stati usati bambini di età non inferiore agli 8 anni e giovani adulti di non più di 25 anni.
Confrontando i risultati dei test e quelli delle risonanze a cui sono stati successivamente sottoposti i soggetti, i ricercatori hanno rilevato una correlazione fra età, impazienza e livello di maturazione cerebrale e di sviluppo delle connessioni fra striato mediale e la corteccia prefrontale dorsolaterale e ventrolaterale.
Questi risultati, osservano i ricercatori, possono aiutare a comprendere meglio e, in prospettiva, a una più efficace terapia, dei disturbi dello sviluppo neurologico che, come il disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività (ADHD), si traducono in comportamenti impulsivi e impazienti.